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Le avventure di Honey e Nilak - Da Macchie a Cima Cannafusto, Versante Nord – Terza Parte

 

In macchina quel pomeriggio, Matteo ed io facemmo mille soste e mille ricerche, ma di Nilak nessuna traccia; da Castelluccio, con il binocolo, cercammo in ogni valle caparbiamente, con il desiderio di vederlo spuntare di corsa con la lingua penzoloni e gli occhini azzurri allegri e vivaci. Ma tutto fu inutile. Nessuno ci venne incontro e ci trovammo da soli a girovagare con la macchina, ancora più desolati e stanchi.

DSCN3040tagliata 

Il mercoledì, purtroppo, avevo impegni a casa ed al lavoro e lasciai quindi Matteo, in compagnia del padre, a continuare questa ricerca snervante.

Anche se lui ancora non lo sa, un volantino appeso a Ussita proprio quel mercoledì, è stato poi usato, per ricavare il suo numero, dalla Sig.ra Eleonora di Casali quando si è imbattuta un husky affamato sceso dai monti…

Ma prima di giungere a questo lieto momento c’è ancora una giornata infernale, di attese e paure: quella di giovedì.

Il giovedì anche Matteo è dovuto tornare a lavoro, in condizioni pietose, ovviamente, è dovuto scendere dai monti e lasciare lì il suo Nilak. Credo che strappargli un arto gli avrebbe provocato minor dolore: la sua malinconia era quasi tangibile e la rabbia cresceva nel suo cuore, mentre io non sapevo come aiutarlo. Che momenti terribili!! Io cercavo di esser ottimista, speravo ancora di ritrovarlo, ed ero convinta che il lavoro che stavamo facendo era l’unica strada che avevamo per trovarlo, che non dovevamo arrenderci, che dovevamo continuare a tornare in montagna ogni momento libero e dovevamo continuare a spargere la voce in giro il più possibile. Tanto che, il giovedì sera alle 21, quando tutti si apprestano a terminare una lunga giornata con il giusto riposo, noi prendemmo frontali e scarponi da montagna e tornammo con Honey in quel maledettissimo bosco.

Quella sera, mentre ci infilavamo in quel bosco per la seconda volta in notturna, il mio terrore non era mutato, non avevo più la paura di andare incontro allo stesso pericolo che aveva impedito a Nilak di fare ritorno, ma ero terrorizzata dall’idea di trovare Nilak a terra, di vederlo per prima e dover scegliere se lasciarlo lì risparmiando quel brutto spettacolo a Matteo, o mostrargli la fine del suo compagno a 4 zampe. Camminavo con il terrore che la nostra ricerca potesse giungere a questa conclusione cosi orrenda, perché in un bosco, di notte, con tutta la stanchezza e la tensione accumulate in quei giorni, la testa parte e fa mille ragionamenti assurdi. Per superare l’incubo, la cosa più saggia che mi è venne in mente di fare fu di impedirmi di ragionare e costringermi a seguire Honey alla cieca. Lei sembrava impazzita, andava a destra e a sinistra, come se seguisse una traccia, come se avesse capito che dovevamo cercare il suo amico: siamo letteralmente corsi dietro alla piccola compagna di giochi di Nilak per una notte intera, senza arrivare a capo di nulla, e anche questa volta, la decisione di tornare alla macchina fu dettata solo dalla speranza di trovare Nilak al parcheggio ad aspettarci.

Il venerdì mattina, dopo 2 ore di sonno ed una doccia, mi sono sentita nuovamente pronta e piena di forze: non avrei permesso che Matteo perdesse la speranza di trovare Nilak e avrei continuato ad andare in montagna con lui, a cercarlo per tutto il tempo che sarebbe occorso, a incoraggiarlo a non oggi ancor più sicura. Infatti, venerdì pomeriggio il mio telefono squillò, come tante altre volte, ed io a tutto pensavo tranne che potesse essere Matteo, che mi diceva che stava andando a prendere Nilak!

Una signora, a Casali, aveva trovato il nostro amico, un po’ affamato ma in ottime condizioni. La signora Eleonora non aveva tardato a capire che si trattava del cane le cui foto tappezzavano l’intera zona montana.

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Non posso immaginare la gioia e l’emozione che deve aver provato Matteo ad arrivare a Casali e a riabbracciare il suo cane, non posso immaginare come si è sentito in quel momento, ma so che era così che doveva finire. L’impegno e la determinazione che abbiamo messo nel cercarlo dovevano essere ripagati.

Io in quel momento, dopo la telefonata di Matteo, mi sarei fermata e avrei tanto voluto mettermi a piangere. Finalmente potevo mollare, finalmente potevamo lasciarci andare, abbracciarlo, piangere di felicità e lavar via tutta la rabbia , la preoccupazione e il senso di colpa che avevamo. Ora potevo arrendermi. Lo avevamo trovato.

Beatrice Tasso – il suo cane Honey
Matteo Pallotto – il suo cane Nilak

PRESTO ALTRE NUOVE AVVENTURE DEI NOSTRI AMICI HONEY E NILAK…

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