Il tempo per Pasqua non è dei migliori, dobbiamo aspettare il lunedì di Pasquetta per riuscire ad organizzare un’escursione in montagna. La mia Honey, quando è a casa con il tempaccio, esce giusto per far i bisogni e non credo si diverta molto a star sempre sul divano a sonnecchiare… Credo sia molto più felice a vagare per i monti in compagnia dei nostri amici a 2 e 4 zampe.
L’attesa, però, è stata ripagata: nelle ultime 24-48 ore sui Sibillini è caduta un po’ di neve ed il paesaggio che troviamo all’arrivo a Macchie, il nostro punto di partenza, è simile ad una cartolina di Natale. Un manto di candida neve inviolata ci aspetta e ci invita a salire ed esplorare quel mondo stupendo che sono i Sibillini, ancora una volta trasformati dalla presenza della neve in un luogo magico e quasi irreale.
Ci aspetta un’escursione impegnativa. Da Macchie dobbiamo risalire fino a Passo Cattivo e da lì scendere in Vallestretta per attaccare la ripida parete Nord della Cima Cannafusto. Questa cima è l’ombellico dei Sibillini: da lì, ovunque ci si giri, si vedono cime innevate.
Essere immersi in un mondo innevato, quando già le temperature primaverili si sono fatte sentire, ci giunge come un regalo inaspettato ma stupendo. E’ sempre un’emozione particolare calpestare la neve immacolata e saper che si è i primi a violare quel suolo dopo una nevicata; è un miscuglio di sensazioni che ti esplodono in cuore: sembra quasi di calpestare un suolo sacro, e ci si appresta a salire con un rispetto che è dato dalla meraviglia per la bellezza dei luoghi mescolata alla consapevolezza che occorrerà sudare e faticare per raggiungere la vetta e ammirare tutto il panorama nel suo splendore.
Sarà l’inaspettato color candido che avvolge ogni cosa o il dolce calore del sole che ci accompagna per tutta l’escursione ma oggi, più di altre volte, ci soffermiamo come bambini o turisti a fotografarci a vicenda ed a riprendere quei luoghi che ci affascinano.
Con noi oggi c’è anche Paolo un ragazzo conosciuto da poco ma che già consideriamo un compagno di salita. Insieme ci fermiamo a giocare con la geografia e i nomi dei monti che spuntano in ogni direzione: Il Berro, il Porche, il Monte Rotondo, quello più a Nord, il Vettore, quello più a Sud. Solo alla vista delle lancette dell’orologio ci rendiamo conto che è tempo di tornare e ridiscendere a Macchie attraverso i ripidi pendii di Vallinfante.
Il mio fisico, se pur abituato a camminare senza sosta per ore, inizia a dar i primi segnali di stanchezza in discesa sui pendii scivolosi. La distanza già percorsa non è poca: sono circa 15 km e il dislivello è ancora più impegnativo, 1580 m, ma la stanchezza che iniziavo a sentire, e che mai avrei ammesso di avere né a me stessa né tanto meno ai miei compagni per il troppo orgoglio, è scomparsa all’improvviso: all’inizio del bosco, così, senza nessun motivo apparente, Nilak, che sempre ci segue fedelmente, ci ha girato le spalle e se ne è andato per conto suo. Honey, la mia piccola meticcia è invece molto meno indipendente e non si è allontanata dai miei piedi. Vista la reazione di Honey, immagino che anche Nilak torni presto: se ci fosse stato un animale a catturare l’attenzione di Nilalk anche Honey avrebbe reagito. Invece nulla, tutti e due i cani sembrano tranquilli, ma Nilak continua ad allontanarsi senza badare a Matteo che subito lo richiama e lo sprona a tornare.
Il nostro più grande errore…….esserci infilati nel bosco e non averlo inseguito subito.
Fiduciosi di trovarlo alla macchina o che ci avrebbe raggiunto a breve, abbiamo infatti continuato a scendere, un po’ preoccupati, ma ancora inebriati dalla magnifica giornata che avevamo trascorso sereni e quindi assolutamente impreparati a reagire prontamente per arginare un potenziale problema.
L’incubo è iniziato alla macchina, Nilak non c’era!
Beatrice Tasso – il suo cane Honey
Matteo Pallotto – il suo cane Nilak
NON PERDETE, LA SETTIMANA PROSSIMA, IL PROSEGUIMENTO DI QUESTA AVVENTURA DEI NOSTRI AMICI!
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