L'uomo si distingue dalle altre specie animali per numerose caratteristiche, tra cui la più “sovrastimata” (e forse anche la più discutibile!) è la sua “intelligenza”. Per avvalorare la tesi sulla sua “indubbia superiorità!”, spende un sacco di tempo a disquisire sugli “altri” animali, arrogandosi il diritto di giudicarne le abitudini e le capacità “intellettuali”, stilando “classifiche” su chi è l'animale più intelligente (dopo l'uomo ovviamente!), fedele, egoista, buono, cattivo....e via dicendo.
Allora vediamo come, ad esempio, il cane “vinca” sul gatto, in una gara evidentemente “non voluta” né dall'uno, né dall'altro: sarà forse perchè, per sua natura e per una mera questione di evoluzione, i cani sono semplicemente più “adattabili” allo stile di vita dell'uomo rispetto ai felini?...E ancora, alcuni scienziati argomentano l'inferiorità degli animali per il solo fatto di essere tendenzialmente abitudinari, ripetitivi e non in grado di “inventare” nulla di nuovo, né di “progredire”: qualcuno, a mio parere brillante e arguto, ha contestato tale teoria ipotizzando che forse le bestie non “progrediscono” perchè hanno già raggiunto il loro perfetto equilibrio su questa terra, al contrario dell'uomo che continua a scavare, cercare, cambiare, costruire, distruggere, senz riuscire a dare “stabilità” alla propria intelligenza, fine al proprio desiderio e armonia alla propria forma...
Quanto ho appena scritto è soltanto una provocazione e, come tutte le generalizzazioni, una posizione assolutamente discutibile e confutabile.
L'altro lato della medaglia, infatti, è che la straordinaria curiosità della specie-uomo (bella gara col gatto, vero?!) lo ha portato a interessarsi a più riprese al mondo animale, ricercando in esso le proprie radici o, quantomeno, qualche giustificazione ancestrale del suo “essere uomo”...
Ecco allora spuntare nel panorama dei “chiamati in causa” anche l' ORSO: animale maestoso, simbolo di forza, spesso di “ferocia”, di un mondo selvaggio temuto e, allo stesso tempo, affascinante, perchè apparentemente privo delle regole e delle consuetudini in cui, invece l'animale-uomo è rimasto “imbrigliato” nel corso della tanto blasonata “evoluzione”..
Di “orsi” (e uomini!) ha recentemente parlato nel suo libro, intitolato appunto “Uomini e orsi. Una breve storia”, Bernd Brunner il quale ha raccolto una grande quantità di materiale letterario, mitologico, etologico e antropologico, raccontando della lunga e persistente fascinazione che gli orsi hanno esercitato da sempre sull'uomo.
Scopriamo così che gli uomini dell'emisfero settentrionale hanno sempre immaginato l'orso come un essere collegato a loro, quasi un “parente”, tenendo però sempre bene a mente la sua “potenziale” pericolosità”. D'altronde migliaia di anni prima che la cultura occidentale venisse a sapere dell'esistenza dei gorilla e degli scimpanzé, i nostri antenati potevano vedere una creatura selvaggia in grado di alzarsi sugli arti posteriori e muoversi, al loro pari, in posizione eretta. Altre caratteristiche accomunano le due specie quale la posizione frontale degli occhi e l'essere “onnivori” (...ovvero non troppo “altezzosi” in fatto di cibo!).
Che si parli di “Baloo”, il tenero orso del “libro della giungla” (con uno straordinario senso del ritmo!) o del tanto temuto e demonizzato “Grizzly”, concordo con B. Brunner quando dice: “Non siamo in grado di osservarli solo come animali, perchè non siamo mai in una posizione neutrale..dobbiamo tornare indietro nella storia e immaginare come potesse essere il mondo quando in giro c'erano molti più orsi che esseri umani..”
Ma forse, al di la di tutto, il vero messaggio del libro è che ciò che veramente possiamo fare per gli orsi è lasciarli in pace, dove ancora ci sono.
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